Manovra: multe per chi non accetta pagamenti con carte. Il tetto al contante torna a mille euro
- Dott.sa Stefania Scaccabarozzi
- 16 ott 2019
- Tempo di lettura: 3 min
Tra le misure fiscali che accompagneranno la manovra 2020 torna, nell'ambito degli interventi per limitare l’uso del cash, quella di abbassare il tetto per l’uso del contante da 3.000 a 1.000 euro. La norma, parte del pacchetto per incentivare la moneta elettronica, è prevista da una delle ultime bozze del decreto legge fiscale collegato, su cui gli alleati di governo si stanno confrontando in vista del Cdm convocato per le 21.00. Il sì di Italia Viva all'abbassamento della soglia per il contante nell'arco di tre anni è condizionata ad esempio all'azzeramento delle commissioni bancarie sulle carte di credito per tutti e per tutte le somme. La soglia del contante era stata alzata dal governo Renzi.
Multe a chi non accetta carte e bancomat Nell’ultima bozza del decreto fiscale arrivano le multe per commercianti e professionisti che non accettano carte e bancomat. Le sanzioni affiancano l’obbligo, già in vigore, di accettare pagamenti con la moneta elettronica. La multa sarà di 30 euro cui aggiungere il 4% del valore della transazione per cui non è stato accettato il pagamento con le carte. A controllare le violazioni saranno «ufficiali e agenti di polizia giudiziaria».
Pre-compilata Iva a partire dai dati 2021 Quanto alla dichiarazione Iva precompilata, questa verrà elaborata dall'Agenzia delle entrate «a partire dai dati del 2021», spostando «al secondo semestre del 2020 l'avvio del processo che prevede la predisposizione delle bozze dei registri Iva». Il decreto legge fiscale dispone poi lo slittamento al 16 marzo 2020 del pagamento della rata del 16 novembre 2019 per Isa e forfait, come annunciato dal ministero dell'Economia il 14 ottobre, da cui si prevedono maggiori entrate per 3 miliardi di euro il prossimo anno.
Il premier: far quadrare conti è difficile «Quota 100 rimane, questo è l'indirizzo politico» ha anticipato intanto il presidente del Consiglio Giuseppe Conte in vista del confronto risolutivo tra i partiti della maggioranza. «Vogliamo rivedere le misure ma conservarle». Per Conte «far quadrare i conti è sempre difficile per tutti, ma sui giornali leggo una rappresentazione errata della realtà: non c'è stato assolutamente quel clima che oggi viene riportato». Il riferimento è alle tensioni di cui si parla su alcune misure da inserire nel menù della manovra. Anche il deputato di Italia Viva, Luigi Marattin, parlando con i cronisti davanti Palazzo Chigi detta acqua sul fuoco. Su quota 100 «nessuna barricata, abbiamo delle idee su come governare il Paese ed è giusto che vengano composte in maggioranza. Il diktat è sull'Iva, sul resto discutiamo tranquillamente, senza che ogni nostra idea sia vista come un ricatto, ma anche senza che sia vista come una ricerca di visibilità».
Conferma per Industria 4.0 e Nuova Sabatini
Il nodo relativo a quota 100 è stato affrontato nel vertice sulla manovra che si è svolto in mattinata a Palazzo Chigi. Secondo fonti 5 Stelle, tra i punti concordati ci sarebbe la scelta di non modificare le finestre previste per quota 100 e di non tassare le sim ricaricabili. Fonti del ministero dello Sviluppo economico danno invece per certo l'anticipo di un anno, al 2022, della deducibilità al 100% dell'Imu sui capannoni, oltre alla riconferma di Industria 4.0 e della Nuova Sabatini, misure che verranno rimodulate di concerto con le aziende. Per il rinnovo dei contratti del pubblico impiego lo stanziamento potrebbe aggirarsi a regime sui 3 miliardi e 175 milioni di euro. Le risorse aggiuntive per questa voce sarebbero pari a circa 1,4 miliardi, visto che la precedente legge di Bilancio già ne prevedeva circa 1,8.
(Fonte: ilSole24Ore)
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